Claudio Tume

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Capitolo 1


Vi racconto la mia passione per il mondo bonsai. Ne sono stato sempre affascinato e attratto. Da giovane ne acquistai qualcuno o meglio, acquistai delle piantine che pensavo fossero dei bonsai. I vivai "amano" chiamare bonsai tutto ciò che appare piccolo e sta in un vasetto. Morirono tutti. A dire il vero uno, un olmetto molto carino mi fu rubato sotto il naso durante una vacanza all'isola d'Elba. Probabilmene sarà morto anche lui. Chi ruba un bonsai non può capire niente di loro. Oddio, se avete letto fin qui vi sarete già depressi e forse scappati con tutti questi cadaveri...


Abbiate fede.


Ma arriviamo quasi ai giorni nostri. Una dozzina di anni fa il desiderio di prendermene cura nuovamente fu incontenibile e decisi di acquistarne uno. Lo presi bello e sufficientemente costoso per le mie tasche e così iniziò la mia seconda avventura con queste piccole "creature".

I problemi però non tardarono ad arrivare. Cercavo di applicare tutti i consigli, le letture, le regole, i suggerimenti che mi venivano dati ma dopo qualche anno il patatrac era annunciato. Li seguivo con meticolosa attenzione, li bagnavo con cura, me li portavo in vacanza con me (non tutti) ma alla fine il deperimento bussava sempre puntuale. Gli esperti o presunti tali mi dicevano che la pianta aveva preso un fungo, davo il fungicida ma la pianta peggiorava fino a perderla. Insomma, quasi un incubo. Le amavo queste piantine ma nonostante le amorevoli cure con gli anni morivano. Una volta, una bella conifera rinvasata da un paio di mesi cominciò a seccare. La portai da chi l'aveva rinvasata ma mi disse che era solo colpa mia, che l'avevo trascurata (ma non l'avevo trascurata cacchio) bagnata poco e che oramai c'era poco da fare. Quasi piansi.

Insomma, andò avanti così per un bel po'. Un'estate fui talmente travolto dai "funghi", fossero stati porcini avrei fatto fortuna,  che persi diverse piante. Quell'estate me la ricordo molto bene. Avevo lasciato molte piante ad un altro presunto esperto. Peggio che andar di notte. Ero perseguitato dai famigerati funghi.

Avevo deciso a malincuore e con grossi rimpianti di abbandonare  questa passione e fu solo per puro caso che il destino mi offrì la soluzione a tutti i miei problemi, bonsaistici si intente.


Demoralizzato e in cerca di non so cosa visitai una serra dove vidi una persona che nel retro del vivaio stava lavorando delle piante. Ci scambiammo solo qualche parola e niente più.

Ritornai dopo un paio di settimane,  rincontrai la persona con cui avevo scambiato due chiacchiere. Mi raccontò la storia di alcune sue piante e quando le vidi rimasi letteralmente affascinato dalle piante e sempre più attratto dalle sue spiegazioni. Pian piano scoprì il suo curriculum, con chi aveva studiato e con chi lavorava. Non era un caso che avesse bonsai così belli. Finalmente avevo trovato un vero maestro bonsai. Umile, con doti eccezzionali nel saper estrarre un albero da un cespuglio, con esperienza da vendere e con una pazienza da santo.


Ora vedrete:



Iniziammo le lezioni teoriche in autunno. Annaffiatura, terra, rinvasi, cura, crescita, potatura, legatura ecc ecc  lui disegnava a matita e io seguivo attentamente le lezioni. Vide le mie piante (quel poco che rimaneva) non erano in gran forma, mi disse subito che in primavera avremmo proceduto con i rinvasi e da li sarebbe iniziata la rinascita di tutto. Impariamo subito una cosa. I bonsai "veri" quelli dei maestri giapponesi hanno un'altezza che può variare tra i 40/70 cm di altezza con una circonferenza di 50 cm poi ci sono gli Shoin.

Fu proprio così.


Trasformazione di un olmetto lungo e stretto in un olmo dall'aspetto secolare.

Il maestro mi disse: "questo alberello potrebbe diventare interessante se avesse le radici più in alto in modo da evitare quel brutto intreccio" E così fece...









olmetto
lungo e stretto
olmetto
lungo e stretto
fase 2
 margotta tronco
fase 2
margotta tronco
una nuova primavera
una nuova primavera
crescita
crescita
dopo un anno
il rinvaso
dopo un anno
il rinvaso